In allegato il verbale di preintesa
Data: 21 Giugno 2019«L’approvazione del “Decreto Calabria” richiede, anche, la definizione di un’agenda urgente in Conferenza delle Regioni per quanto da realizzare, fin da subito, sul tema proposto in termini di programmazione dalla legge. È un imperativo per non disperdere nei tempi della burocrazia quanto di necessario e urgente deve passare ad una fase esecutiva».
Con queste parole il Segretario Generale FIMMG Silvestro Scotti commenta l’approvazione in senato del Decreto Calabria in riferimento alla fase applicativa, competenza di Regioni e Sindacati. La legge contiene sia misure in materia di accesso al Corso di formazione in Medicina Generale, che di variazione delle norme della Balduzzi in merito alla risposta multiprofessionale del singolo medico di famiglia. Affianco o rinforzando con questa possibilità quelle già previste di tipo complesso quali AFT e UCCP.
«Alla Conferenza delle Regioni- aggiunge Scotti – voglio lanciare un messaggio preciso: non ci sono più impedimenti o ragioni che possano ritardare la produzione di un Atto d’Indirizzo che permetta ad horas di avviare la discussione sul tema della integrazione multiprofessionale del singolo medico che rappresenti la risposta elementare allo tsunami demografico e di cronicità conseguenti che aspetta le cure primarie garantendo la triade base per l’efficienza di tali processi di cure ovvero fiduciarietà, prossimità e domiciliarità». Il tema è quello dell’esigenza di affrontare da subito all’interno dell’Accordo collettivo nazionale (ACN) lo sviluppo dei cosiddetti “micro team delle cure primarie”, unità fondamentali che ruotano attorno alla figura del Medico di Medicina Generale affiancato da personale infermieristico, operatori socio-sanitari e amministrativo. L’Atto d’Indirizzo deve regolare anche quanto previsto rispetto dalla nuova normativa sull’accesso dei giovani alla professione prima del completamento del Corso, garantendo un modello qualitativo adeguato per i cittadini con sistemi di partecipazione obbligatoria per questi giovani ai modelli associativi e organizzativi della Medicina di Famiglia. Così da realizzare il giusto passaggio di testimone generazionale che si sta prospettando.
Ultimo punto, ma forse primo per necessità di urgenza, è l’immediata decisione sul riparto del fondo per i posti aggiuntivi senza borsa previsti per il concorso già di quest’anno e la conseguente pubblicazione dei bandi regionali a cui dovrà seguire quella in G.U. del bando di sintesi nazionale che permette la proposizione delle domande da parte dei giovani medici.
«Appare evidente che di norma le Regioni pubblicavano i bandi tra febbraio e inizio marzo di ogni anno, con la conseguenza che il bando nazionale si pubblicava in maggio con i termini a giugno, esame di accesso a settembre e inizio del corso a dicembre. Se non vogliamo che le lamentazioni sulla carenza di medici appaiano solo “lacrime di coccodrillo”, sarà bene pubblicare entro giugno i nuovi bandi regionali, così da riuscire a pubblicare entro fine luglio il bando nazionale e prospettare un esame a novembre con inizio dei corsi entro l’anno. In caso contrario tutto il tempo utilizzato per definire come i criteri di incremento dei partecipanti al corso sarà servito solo allo spostamento, saltando un anno dell’accesso formativo. Ergo, avremmo peggiorato e non migliorato la situazione».
Scotti conclude: «Non possiamo non sottolineare che abbiamo finora avuto pazienza, fiducia e atteggiamento propositivo e di confronto. Tuttavia, le ultime determinazioni sugli atti di indirizzo economico della dirigenza medica, che non hanno visto coinvolto in maniera omogenea invece la Medicina di Famiglia, rappresentano uno schiaffo su cui non siamo pronti a porgere l’altra guancia. Metteremo insieme tutti questi temi e le nostre proposte/aspettative – conclude Scotti – e valuteremo ci le risposte concrete e molto celeri determinare entro sabato 6 luglio, data in cui abbiamo già convocato un Consiglio nazionale della FIMMG. In assenza di riscontri concreti proporremo all’intera categoria di dichiarare lo stato di agitazione e lo sciopero, abbandonando la discussione su tavoli contrattuali che evidentemente non hanno la capacità di rappresentare la volontà del cambiamento ma solo quella di compressione di una categoria